Togliere,levare, paradosso in questà
società che sprona ad accumulare, in cui devi avere per essere.
Via la striscia di capelli che stavo
coltivando, non ne ho bisogno, è solo una zavorra di un tempo che
fu,di quel bisogno di mostrare dimostrare; faccio spazio nel raggio
attorno a me con la lama di un katana, tra accozzaglie di pensieri,
cianfrusaglie effimere e reliquie di idee ormai stantie.
Lascio a terra il peso dell'orgoglio.
Solo con ciò che ho, che so, le mie
capacità, le mie doti,l'intuito e il mio istinto brillano ora nella
notte, come la stella che u tempo si chiamavo Lucifero segnava la
rotta dei naviganti.
Suono un flauto e compongo con la
compagnia di amico con la chitarra tra le mani.
Espando il Reiki, nonostante il mio
scetticismo ne sto avendo prove tangibili dei suoi effetti benefici
sull'uomo; scrivo senza un fin solo per diletto..
porto avanti le mie professionalità in
campo sanitario e sociale, pratico sotto il livello del manto di
catrame, tra sudore e risate la consapevolezza del corpo, delle mie
emozioni, dei miei Demoni e dei miei Dei, dei miei stessi limiti.
Una ricerca continua di un centro di
gravità nell'impermanenza del vivere e quindi anch'esso tale.
La risolutezza del conflitto che mai
apporta soluzioni ma rimescola ogni cosa..
Le alchimie dell'acciaio di un katana,
eros e tanathos nel percorre il Kenshindo.
Ma ciò che ho, seppur molto poiché
questo sono, non mi basta, voglio il meglio e allora gli do maggior
vigore, ci provo, lo, e al tempo stesso mi, riempio. Espando prendo
il mio spazio come a cercare il mio posto nel mondo.
Peso e leggerezza non sono come li
vorrei.
Accettare. La difficile Arte della
cedevolezza, dell'acqua..
Ascolto dentro, fiumi di gioia
scrosciano mescolandosi a torrenti di dolore, affluiranno nello
stesso mare di emozioni.
“ogni notte andiamo a dormire con una
tigre accanto, e non sappiamo se al risveglio vorrà leccarci o
divorarci”.
Paradossale poiché una tigre non si fa
cavalcare ma risuonano in me, come un Kangoosho, le parole di Aldous
Huxley:
“La realtà non è ciò che ci
accade, ma ciò che noi facciamo con quello che ci accade”.
Un figlio, una famiglia, la normalità
e sì..con una visione poliedrica e anche irrazionale l'impossibile
si trasforma in infinite possibilità...