mercoledì 27 giugno 2012

Gasshuku 2012



Attesa.
Lo scorrere dei tagli, movenze lente, respiri fondi, un altalenarsi delle emozioni del branco.
Sguaino il katana nel silenzio della notte,  tagli che sfiorano una precisione mai avuta prima e la stuoia diventa quattro tranci  a terra, attorno al trespolo.

Pensavo di incontrare il demone dell’orgoglio con cui sto in conflitto in questo tempo, e riflettendo era comunque lui sotto altre sembianze. Era lui? O ero io?
Domande di poi, stupito un po’ dall’evento.
Sono io, Giovanni in costruzione che taglio il demone? O il demone sta tagliando ora?

“questo è soggettivo”
“con le palle che hai per cercare nella tua Ombra, perché non usarle per guardare anche la luce?”
“sono rimasto commosso nel vedere i tuoi tagli”

Condivisione col Sensei, legami scissi ripresi nel gruppo,nuove visioni oltre i preconcetti e le parole vibrano nella mia pancia, il mio cervello in fermento ricerca ciò che arriva dalle profondità.
Mi sentivo pervaso da una leggerezza possente, diversa dal solito caos di emozioni come se..che io abbia abbracciato il mio Demone? Io ero..io sono Giovanni e Demone  qui uniti in un tuttuno con KalaShi, forgiati in una mescola di energie,carne, acciaio e sangue.

A distanza di tempo ora, quella candela rituale arancione si è sciolta lasciando un cerchio di cera piena nel piattino. La Gru ha finalmente abbracciato la terra, il Serpente, tra continue mute, apprende ad accettare e utilizzare la forza di gravità, trasformando in leggerezza il peso che sia esso di un orgoglio o di un passato così da poter camminare nel presente verso…e chi lo sa?!sicuramente guidato dal cuore, non creando muri e cercando di aprire le ali al mondo, aggrovigliando tra le spire. Leggerlo un libro, non fermarmi all’apparenza che mi da la copertina.

Mi guardo attorno, respiro. La Morte sulla spalla sinistra e demoni non più dietro ma dentro di me.
Cammino, le mie ginocchia la lancetta di una bussola guidata dal cuore.

mercoledì 13 giugno 2012

RIFLESSIONI NOMADI PARTE II


E viene il momento in cui ti trovi a dover fare una parte che non vuoi fare.
Qui i Rom cambiano idea come il vento e dall’ultimo colloquio fatto anche con la presenza dell’ufficio nomadi si era optato per il rimpatrio. Pare che una sola famiglia ( su 5) ora, voglia tornare in Romania.
Mi trovo a fare il “cazziatone” a V. che da 10 giorni deve portare il contratto di un appartamento da lui trovato e ad oggi non ha nemmeno contattato il proprietario e a chiedergli “ma dove vive? In Sicilia?” “ma non sta a Milano devo andarci”. E mi spiace che mi ci incazzo così tanto ma è agli obblighi di firma per un furto di legna in un discarica, per farsi la baracchetta (così dice lui almeno) e  a fine mese ha il processo. Senza un domicilio lo sbattono al gabbio e la moglie?il figlio di 4 anni? E l’altro di 7 mesi con la nonna in Romania?
E lui che professa la solita frase sfatta: “se lo vuole Dio”.

O un'altra famiglia con 3 bimbi sotto i 12 anni, bellissimi scugnizzi e penso “che futuro avranno?seguiranno la stessa sorte dei genitori perché non andranno mai a scuola e non capiranno mai come vivere in questa realtà, coi suoi diritti e i doveri. E resteremo sempre Gaje per loro..”

Giocano a non capire o non capiscono? Quanto vogliono integrarsi per i loro figli e quanto vogliono e basta. Vogliono ora,subito? Ma rischio di inciampare nella retorica, sembra un labirinto da cui non si esce.

E mi ritrovo pieno di collera,a spiegare tra il mio continuo dispiacere che siamo ai ferri corti, che o vanno in Romania oppure escono.
“ma dove vado coi bambini? In mezzo alla strada?”
E giocoforza spiego loro che se non vorranno uscire  saranno portato fuori dalle Forze dell’Ordine.
Mi si stringe lo stomaco e i muscoli facciali mi si contraggono.

Me la prendo con me stesso dicendomi che do troppo peso alla faccenda. Inevitabile poichè ci sono di mezzo bambini che hanno tutta la vita davanti e non sanno ne possono scegliere.

Ora le ultime decisioni.

Qualche ora dopo..
Bene! Abbiamo trovato alcune soluzioni dove il Comune e i suoi assessori fanno promesse e poi non le sanno mantenere, e tergiversano sul prendere una decisione che non vogliono apparire ne troppo buoni ne come i cattivi di turno “ perché noi non siamo la giunta che c’era prima” in un loop continuo come un disco graffiato buono solo per l’immondizia. Neppure da riciclare.
 Vedo il lato umano delle associazioni (aziende?)che non se ne fottono e operano per l’uomo, o perlomeno delle persone che ci lavorano dentro che creano collegamenti con altre associazioni romene che possono poi dareuna mano a chi veramente, si troverebbe a brucare l’erba una volta su. Conscie che il comune lassù, non fa altro che rimbalzare la palla..mica come nel nostro Belpaese no?

E le riflessioni di un collega nonché fratello di altre Arti Guerriere sul clan, sul cambiamento al di fuori da esso che porta paura e confusione. Lo stesso concetto delle tribù africane, dove l’uomo è uomo dopo aver superato determinate prove e la donna ha il suo posto preciso nella tribù.
Certo è come venire spostati su un altro pianeta. E come posso capirlo..
Ora vediamo gli sviluppi.
Ora, ribadendo le stesse cose da tempo direi che hanno superato le paure e osato, che non sai come va a finire con la famiglia in Romania, e qui almeno un posto letto sicuro e gratis ce l’hai, ti arrangi e cerchi un lavoro per spedire i soldi a loro e un giorno, quel sogno di vivere dignitosamente in una casa tutti assieme potrebbe realizzarsi.
Forse anche V. se entro domani porta la documentazione necessaria potrà sfangarsela, o almeno provarci. Sta a lui ora.

Non mi vergogno a dirlo, sono commosso.
 

sabato 2 giugno 2012

riflessioni sul nomadismo Rom


E siamo al 2 giugno, quà gli ospiti se ne dovevano già essere andati dal 31 maggio ma tra continue proroghe e inconcludenti giochi politici sono tuttora a chiedere un alloggio o dei soldi.
Già soldi, la vecchia amministrazione tempo addietro diede 15.000 euro a famiglia per farli tornare in Romania con progetti che, a quanto pare non hanno dato molti frutti, visto che, alcuni di quelli,  sono ancora qua a batter cassa.
La strategia è semplice, quando il campo, vuoi per un motivo o per un altro inizia a stare stretto, gli si da fuoco e con tutti quei bambini il Comune deve per forza trovare una sistemazione di emergenza. E poi che fai? Li rimandi per strada? Provi con progetti atti all’integrazione a trovare un posto anche per loro nella variegata società. E ci sta, sono pienamente d’accordo.
Sono essere umani e hanno tutto il diritto di vivere degnamente come chiunque altro su questo pianeta ( e non).
Lavorare, poiché tocca a tutti, altrimenti non ci sarebbe ciò che c’è. Studiare, affinché attraverso un processo di alfabetizzazione (molti non parlano nemmeno italiano a 10 anni)  ed educazione i bambini possano scegliere e giostrarsi in questa società.
Pagare bollette, affitto e chi gliela nega inizialmente una mano? Ben venga un piccolo aiuto economico se non ce l’hanno un punto d’appoggio.
Io, per esempio mi ci rivedo, quando dal mio nomadismo ho scelto di rientrare in società e se non avessi avuto i miei genitori e qualche parente non so se ce l’avrei fatta, quindi perché no?

Ma io volevo, e mi chiedo quanti di loro veramente lo vogliano..
“non voglio fare vivere mio figlio in un campo nomadi”
Ci sta, dopo che hai vissuto tu determinate situazioni, vuoi crescere diversamente tuo figlio. Io figli non ne ho, non so se mai ne avrò ma mi piacerebbe e penso che hai il dovere e anche il piacere di crescerlo come meglio ti è possibile.

Varie le proposte fattegli e dopo i primi colloqui del mese trascorso da un 11 famiglie se ne sono andate 5. Mi spiace, tutti ragazzi poco più che ventenni con una vita davanti che però, culturalmente non ce la fanno.
Vuoi che Ceausescu ha fatto i suoi danni, vuoi che proprio non sanno (vero che alcuni ci marciano) come affittare una casa, o cercare un lavoro, non parlano bene la nostra lingua e vivono una realtà completamente differente fatta di predazioni e sciacallaggi, di uscire al mattino e vivere alla giornata ravanando nei cassonetti e stando sempre all’erta per sfruttare l’occasione, se arriva.
Capisco molto bene ciò perché anche io, e non ho vergogna a dirlo ho vissuto in questo modo per oltre un decennio, mantenendo me, 2 cani e un furgone camperizzato.
L’unirsi in gruppi per autosostentarsi aiuta in una vita nomade ma poi qualche taglio devi farlo se hai intenzioni di cambiare. Tagli netti a volte che ti costringono per periodi a pensare solo a te e al bene dei tuoi figli, e credo che un po’ di sano egoismo sia fondamentale.

Il mio parere su di loro è cambiato e tuttora muta a secondo degli eventi, delle persone e delle varia situazioni, certo costa rimettersi in discussione ma ne vale la pena, altrimenti non sarei qui.

Noi li chiamiamo “zingari”, nomea da sempre temuta dalla “civiltà”; lo zingaro è un po’ il lato oscuro di noi, quello che vive giorno per giorno godendosela alla meglio, non pensa al domani. Non disdegna espedienti, furtarelli, eccessi e giochi “politically scorrett”.


Ricordo una notte a Barcellona, anni e anni fa, io che aveva ingollato un acido e mi aggiravo tutto lisergico e anfetaminico per le vie del centro, dietro Plaza Real ci sono una serie di violetti in cui i chiaroscuri e le luci arancio, creano bizzarri giochi di ombre, la scarsa illuminazione poi, incise con l’aiuto dell’acido a vedere questi ragazzini Ombra. Dei giovani Gitani intorno ai 15 anni si misero a ruotare come fantasmi attorno a me, l’acido non mi faceva comprendere ciò che dicevano ma mi porsero questa palla di cristallo ed io ne rimasi estasiato.
Accarezzando la sfera notai che da una parte fuoriusciva uno stiletto lungo circa 5 dita. Doveva essere un impugnatura di bastone di passeggio.
Nel mio delirio immagini di Mr.Hyde mi invasero di timore e meraviglia.

I gitani me la volevano sicuramente vendere ma videro che ero su un'altra dimensione.
Dovevano aver cercato di piazzarla e non ci erano riusciti poiché chiedere a me, sporco, con una manciata di dredlocks dietro la nuca rossastri, vari piercing sulla faccia e tatuaggi evidenti, doveva già esser di per sé, l’ultimo disperato tentativo di ricavarci due spiccioli. Si dileguarono in un nanosecondo all’arrivo di un po’ di folla lasciandomela in omaggio,veri maestri della fuga.




Ritornando alle mie riflessioni su questa convivenza coi Rom però, una cosa credo sia fondamentale per trovare un punto di incontro. Loro usano una parola per definire ogni essere umano che non sia un Rom, anche per i Romeni stessi: Gajin o Gagiu.
Straniero, estraneo, intruso?nessuno me lo ha saputo spiegare e a me appare come un modo per stare al di fuori, nel senso, loro sono Rom, sono zingari e tutto il resto del mondo è Gajin.
Mi risuona come un noi contro loro, o un noi siamo sciacalli e tutto il resto può essere gallina, mucca da mungere, predato???

Sensei T. mi dice che i Rom sono un discorso di vecchia data, un problema che non si risolve da tempo, che non si trova il modo per integrarli.
E allora mi chiedo, quanto loro vogliono integrarsi?
Alcuni hanno casa in Romania, e c’è lavoro nelle città poiché ora è in costruzione futura espansione ma dicono che pagano poco. E allora via in Italia a far un po’ di soldi.
Non mi sembra proprio sia così, dato che chiedi al Comune un aiuto perché non ce la fai, che ti viene ripetuto porta tuo figlio in Romania e tua moglie pure e qui ti diamo un posto per dormire, e intanto lavori e mandi i soldi alla famiglia.
Proprio queste proposte hanno decimato le famiglie qua in struttura.

Un conto che sei nomade e scegli di rimanere tale, e rispetto la tua scelta.
Un altro che non vuoi più essere nomade e chiedi aiuto perché non sai come fare.
Qui però sembra vogliano capra e cavoli, certo non tutti, su 11 famiglie forse 2 ce ne sono con un desiderio di integrarsi. Sembra vogliano casa e poter fare la vita nomade coi soldi che il Comune gli darà.
Questa non è una soluzione a mio dire, finiti i soldi?Altri campi dati alle fiamme?